Poco dopo la chiesa, si gira sulla destra per prendere una via sterrata che permette di collegarsi direttamente alla SP 38. Si prosegue sulla strada principale per circa un chilometro e mezzo, per poi deviare sulla destra per immergendosi totalmente nel tipico paesaggio agricolo della zona, con i coltivi segnati da filari a delimitare i campi, anche di splendidi girasoli. Il percorso presenta un’elevata panoramicità, con vedute aperte sulle Alpi e sulle colline del Monferrato.
In questo percorso ad anello, per tornare ad incrociare la SP 38, si incontra il famoso Bialbero di Casorzo. Creatura dall’aspetto unico, si tratta di un gelso che ospita un ciliegio, i cui rami e la chioma adesso superano vistosamente il coinquilino di circa 5 metri. Nessuno sa esattamente come i due alberi si siano uniti in uno solo; probabilmente qualche uccello ha lasciato cadere un seme in cima al gelso su cui poi sono nate le radici, che pian piano si sono fatte spazio nel tronco cavo del gelso fino a raggiungere il suolo e a svettare verso il cielo. Gli alberi che crescono da “parassiti” su altri alberi non costituiscono un fatto poi così insolito, ma normalmente non raggiungono le dimensioni e la durata della vita del Bialbero di Casorzo.
Superato il Bialbero e attraversata la strada provinciale, si prosegue verso la Località Cascina Nuova, da cui iniziano a dischiudersi le vedute su Casorzo, arroccato sulla collina. L’ultimo tratto dell’itinerario, di circa tre chilometri, permette di risalire verso il centro del paese, attraversando i tipici vigneti da cui si ricava l’uva per produrre la rinomata Malvasia di Casorzo. Si giungerà quindi nel centro abitato, dominato dalla Parrocchia di San Vincenzo e dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, immersa nella natura, dalla struttura romanica.