La Strada del Moscato di Canelli

La Strada del Moscato di Canelli

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La Strada del Moscato di Canelli
Crinali mozzafiato, vigneti a perdita d’occhio, paesi dal fascino antico e paesaggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un viaggio tra tralci, pampini e grappoli che tutti conoscono nella loro versione liquida e pochi hanno il privilegio di vivere allo stato vegetale.
Siamo sulle colline del Moscato d’Asti e questo percorso che si sviluppa su strade secondari promette 42 Km di dolci emozioni.

Il tracciato inizia proprio da Canelli, da Piazza Carlo Gancia. Supera il ponte sul fiume e immettiti sulla SP 6 (corso Libertà) e giunto nei pressi delle Cantine Gancia prosegui a sinistra in direzione Alessandria e, subito dopo, a destra in direzione Savona.La strada sale fino a 400 metri tra viti, noccioleti, boschi raggiungendo Cassinasco, la porta della Langa Astigiana. Uscendo dal paese, immettiti sulla SP 120 che sale ancora fino ai 500 metri della frazione Caffi, dove puoi concederti una sosta nei pressi del Santuario: l’attuale edificio risale ai primi del ’900, ma la leggenda della pastorella che qui ebbe una visione risale ad epoche ben più remote.

Si procede sempre in quota e il paesaggio ad ogni curva regala nuove suggestioni. Stai percorrendo le colline di Loazzolo dove, se sei appassionato di vini, ricorderai che qui viene prodotta l’omonima DOC, la più piccola d’Italia perché prodotta solo in questo comune con uva moscato di vendemmia tardiva da vecchi vigneti, esposti a sud, ancora piantati sui muri di pietra che danno poca uva, ma molto zuccherina. Alla tua destra ecco i boschi del rio Luja, divenuti Oasi affiliata dal WWF e particolarmente interessanti per le specie vegetali e animali che li abitano: sono state censite ben 23 specie di orchidee spontanee e più di 60 specie di farfalle. Ancora un po’ di salita e poi inizierà una lunga discesa che ti condurrà alle porte di Santo Stefano Belbo, tra il Salto e la Gaminella, le colline che vivono nei romanzi di Cesare Pavese che qui nacque nel 1908. Scrittore, poeta, traduttore, amò tantissimo questi luoghi e oggi Santo Stefano lo ricambia mantenendo in vita il suo pensiero con un Museo e un’attivissima Fondazione.

Si esce dal paese salendo su strada Moncucco; una breve deviazione ti porterà alla Chiesetta della Madonna della Neve, per poi tornare sulla strada, sempre in cresta, che lambisce Castiglione Tinella, al confine tra le province di Cuneo e Asti. Lungo la strada passerai davanti al Santuario della Madonna del Buon Consiglio. Procedi sulla SP51 per arrivare nei pressi di frazione Boglietto e al passaggio a livello, facendo attenzione mentre attraversi la transitata SP23a, procedi dritto su via Boidi (SP 119) che, tra vigneti e frazioni agricole, ti condurrà a Calosso. Qui il parco del suo trecentesco castello offre un panorama a 360° sulle colline del Moscato, non meno bello di quello di Bricco Crevacuore, per raggiungere il quale dovrai allontanarti dal tracciato per poi farvi ritorno.

Procedi in direzione Canelli, supera la frazione Piana del Salto, dove volendo puoi intercettare l’itinerario Strada del Nizza, e sempre mantenendoti sulla SP41, tra saliscendi vitati, raggiungerai Regione Aie e quindi sarai nuovamente a Canelli, la città dello Spumante. 

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Percorsi dell’Astesana

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Un territorio antico, colmo di storia, ma anche una Strada del Vino con oltre 200 aziende associate che promuovono, tutte insieme, uno degli angoli più belli del Piemonte: l’Astesana.

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Non tutti i rubini sono da indossare, qualcuno si fa anche assaporare. E’ il rosso rubino del Brachetto, il vino che non poteva mai mancare nei salotti delle “madamin” piemontesi. Il vino dolce, aromatico, poco alcolico, vivace e profumato di rosa che veniva servito fresco quando andava di moda ritrovarsi in casa per delle visite di cortesia.  I tempi sono cambiati, ma il Brachetto ha mantenuto questa sua allure di raffinata bevanda da chiacchiere e momenti felici.

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La Strada del Nizza

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Sabbie Astiane poste su argille marnose e ricche di microelementi… tante sabbie a formare dei grandi cumuli: no, non sono dune, perché le sabbie sono quelle di un antico mare e ora sono delle verdeggianti colline della Barbera e per l’esattezza quelle dei 18 comuni, che per la loro ottima esposizione e le perfette condizioni climatiche, si fregiano della coltivazione del Nizza DOCG.

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