Bene Vagienna, storia millenaria che riaffiora e stupisce.
Bene. Un punto fermo. Un qualcosa di positivo da cui partire e intraprendere un viaggio all’epoca in cui i Roma Augustea conquistava le terre del Piemonte popolata dai Liguri. Qui abitavano i Bagienni (o Vagienni) e i romani ne fecero una colonia chiamandola Augusta Bagiennorum (o Vagiennorum), proprio mentre poco distante nascevano Pollentia (Pollenzo) e Alba Pompeia (Alba). Augusta Bagiennorum divenne ben presto un centro di importanza strategica per il controllo dei transiti tra la Pianura Padana, le valli degli affluenti del Po, i valichi Alpini e il mare. Nel Medioevo vide l’avvicendarsi di diversi feudatari, dal Vescovo di Asti ai potenti Costa di Chieri, per giungere poi sotto i Savoia e seguire le sorti del Regno d’Italia.
Assandria e Vacchetta: gli archeologi che portarono alla luce Augusta Bagiennorum.
Come due Indiana Jones, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta partirono dalle carte e dalle mappe. Un appunto su carteggi del ‘600, redatto dal saluzzese Monsignor Agostino della Chiesa, parlava di certe colonne affiorate nella piana di Roncaglia. Bastò questo per illuminare il loro percorso e iniziarono gli scavi proprio lì dove suggerito dai documenti, in quella vasta pianura. La campagna di scavo non fu facile, ma i due archeologi e studiosi tra il 1892 e il 1909 riuscirono un po’ alla volta a riportare a galla la colonia romana del I secolo a.c.: ecco delinearsi il decumano, ecco una casa e poi tanti cocci, anfore e suppellettili.
Armi, anfore, epigrafi, statuette e laterizi ritrovati durante gli scavi, riempiono oggi le sale del settecentesco Palazzo Lucerna di Rorà, trasformato in Museo Civico Archeologico.

Un percorso per non dimenticare.
Grazie agli scavi Augusta Bagiennorum ritrovò a poco a poco le sue strade e le sue forme, rivelando una città dalla superficie di circa 21 ettari, delimitata da fossato e porte monumentali ai due accessi. All’interno dell’attuale Sito Archeologico il percorso di visita (completo di pannelli esplicativi che propongono una ricostruzione degli ambienti originali) segue la strada campestre che parte dalla chiesetta di San Pietro e comprende i resti del teatro e dell’anfiteatro. Nella corte interna della Cascina Ellena è stato invece ricostruito un vero e proprio Orto Romano, ispirato alla tradizione romana dei giardini domestici del I-II secolo a.C. in cui venivano coltivati, ortaggi, frutta, erbe aromatiche utili alla vita quotidiana.
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