Se pace deve essere, allora meglio darsi appuntamento a Cherasco che di trattati e armistizi ha tanto da raccontare.
La cittadina nacque nel 1243 e il suo destino sembrò segnato fin dall’inizio. Serviva un avamposto fortificato per placare le mire espansionistiche di Asti e così, per volontà di Manfredi II di Lancia e del podestà di Alba venne edificata su un preesistente villaggio di contadini. Il suo compito era chiaro: doveva contribuire a mantenere la pace in questo angolo di Langa. Inizia così la storia di Cherasco, famosa per le sue eccellenze enogastronomiche e forse meno per gli eventi che la videro protagonista. Tra annessioni, successioni e passaggi di dominio, nel 1631 fu testimone di uno storico trattato che pose fine alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato. Un balzo avanti di un secolo e mezzo e poco più ed eccoci la prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte: è il 1796 e ai Savoia, dopo la sconfitta di Mondovì, non restò che avviare le trattative di resa che portarono al famoso Armistizio di Cherasco.
Un andirivieni di potenti, nobili, generali ed eserciti e a far da cornice uno storico edificio: Palazzo Salmatoris.
Le stanze di Palazzo Salmatoris hanno molto da rivelare perché sono state testimoni silenti di episodi che hanno di volta in volta ridisegnato la geografia di un’Europa in costante fermento. Edificato tra il 1616 e il 1620, per volontà di Giovanni di Audino Salmatoris, nobile e ricco commerciante di seta di Cherasco, questo palazzo fu al centro di eventi storici: nel 1631 ospitò Vittorio Amedeo I di Savoia e la moglie Cristina di Francia, in fuga dalla peste e dalla guerra; nel 1706 dovette proteggere la Santa Sindone che venne alloggiata nella “Saletta del Silenzio" e, successivamente, le sue grandi scale furono percorse da Napoleone che nella “Camera della Pace”, dove è possibile ammirare un affresco con una splendida veduta sulla città sorvolata da una colomba che reca nel becco un ramoscello d’ulivo, firmò il famoso Armistizio di Cherasco.

Ambienti eleganti, che oggi ospitano un prestigioso centro culturale ed artistico.
Le guerre finirono, tornò la pace, e il palazzo passò in mano ad altre famiglie. Per un certo periodo, negli anni settanta del secolo scorso, ospitò anche un mulino. Fino a quando non venne ceduto al Comune che lo ristrutturò destinandolo a centro espositivo e culturale: un luogo di pace e incontro, una nuova e meritata vita. Così per tutto l’anno, in occasione delle tante mostre di grande prestigio che si susseguono senza sosta, è possibile visitare il palazzo e rivivere così un pezzetto di storia del Piemonte.