Affreschi antichissimi, ma con un grande impatto emotivo.
Un vero e proprio tesoro quello che si rivela ai visitatori della Cappella di San Ponzio Diacono a Monticello d'Alba. Inserita nel circuito dei “Sentieri dei Frescanti”, un’associazione tra Comuni del Roero nata per promuovere e conservare il patrimonio storico e artistico del territorio, la piccola chiesa del cimitero della frazione Villa di Monticello d’Alba custodisce gli affreschi più antichi mai rinvenuti su queste colline. La prima cosa che colpisce entrando in questa intima cappella è sicuramente la struggente Crocifissione alle spalle dell’altare (datata 1325 circa): una rappresentazione semplice e, al tempo stesso, molto intensa. Un Cristo sofferente, ma benedicente, domina la scena, a sinistra la Madonna e a destra San Giovanni. Figure addolorate, ma composte tra una varietà di simbologie che meritano di essere osservate con attenzione.
Testimonianze di un passato lontano, espressione di secoli di cultura e devozione religiosa.
La Cappella, che parla per immagini, racconta altre storie invitando il visitatore a riflettere sull’opera di martiri e santi. In particolare a destra dell’altare noterai quello che, a detta degli storici che lo fanno risalire addirittura all’epoca Carolingia (IX-X sec.), è il più antico in assoluto rinvenuto nel Roero: la raffigurazione di San Ponzio, diacono a Cartagine, attivo nella lotta al paganesimo e alle eresie nel III sec. d.C. Sulla sinistra, invece, sono due i dipinti che impreziosiscono la parete: in un riquadro dallo sfondo color ocra e marrone appaiono chiare le sembianze di Sant’Eligio (XI sec.), patrono di orefici e maniscalchi, mentre poco è rimasto di un ritratto della Madonna con il Bambino (tra il XIII sec. e il XIV sec.).
Tra Rocche e colline ammantate di vigneti, il Roero custodisce un passato artistico tutto da scoprire.
Monticello d’Alba, un borgo antico, quanto vivace, è fiero di conservare frammenti di storia unici: quella della Cappella di San Ponzio, è solo una delle tante preziosità che accolgono nel piccolo Comune, dove si alternano passato e contemporaneità, per vivere l’arte in tutte le sue declinazioni.
