Una chiesa carica di mistero, che riserva non poche sorprese.
Un paesaggio da ammirare e decorazioni che stuzzicano la curiosità di studiosi e dei semplici appassionati. E come non dar loro ragione? La Chiesa romanica di San Secondo di Cortazzone è un luogo dove storia e fantasia si tengono a braccetto. Sorge in cima alla collina di Mongiglietto, a circa un chilometro dal centro abitato di Cortazzone. La si raggiunge lasciando la strada provinciale e percorrendo una stradina stretta fiancheggiata da alberi ad alto fusto e tratti di boscaglia che formano un semicerchio avvolgente e protettivo per poi aprirsi su un ampio sagrato erboso. Documentata per la prima volta in un documento del Vescovo di Asti nel XIV sec., ma probabilmente risalente a epoche precedenti, subì delle modifiche nel ‘600 che ne stravolsero la facciata con la sopraelevazione della navata centrale e la realizzazione del campanile a vela. Non c’è certezza dell’esistenza di una torre campanaria, ma impercettibili tracce di fondamenta fanno pensare che fosse collocata alle spalle dell’abside.
Un ricco universo immaginifico, una simbologia che incuriosisce e si lascia interpretare.
L’originalità di San Secondo di Cortazzone consiste nell’evidente caos decorativo: una asimmetria degli elementi e una pluralità di figure vegetali, zoomorfe e antropomorfe scolpite sui capitelli e su blocchi della muratura. La bionda pietra di arenaria si alterna ad inserti realizzati con mattoncini rossi e su ogni archetto esternamente o capitello internamente compaiono elementi talvolta chiaramente riconducibili ai pellegrinaggi (come le conchiglie che trovano collocazione sul portale), talvolta “naif”, come un’aquila imperiale sormontata da una testa umana, o l’omino appeso come un funambolo, talvolta con azzardati espliciti riferimenti alla sessualità. Simboli non rarissimi nella tradizione romanica, ma che qui si presentano in modo prepotente, quasi sfacciato e fanno bella mostra tra le decorazioni del lato principale.

Tre navate di figure oniriche quanto fantastiche.
Sirene a due code, uccelli, tritoni, cavalli, pesci, motivi floreali e cornucopie si rincorrono da un capitello all’altro creando una sorta di armonica confusione che cattura lo sguardo. Quasi a voler mettere ordine, ecco il seicentesco affresco che impreziosisce il catino absidale in cui gli studiosi hanno letto la figura di San Secondo nell’atto di offrire a Cristo il modellino della città di Asti. Suggestiva e tutta da scoprire, ognuno con il proprio carico di emozioni, quando la luce radente esalta i colori caldi dell’arenaria e del cotto tra il verde di una natura che è parte integrante di questo luogo di pace.