Da umile rifugio per i contadini a simbolo di un territorio. La Cappella del Barolo: l’energia universale dei colori.
Ci sono luoghi che vengono dimenticati, ma che poi, per una strana alchimia, rinascono entrando prepotentemente nell’immaginario collettivo e trasformandosi in leggenda. E’ quanto è accaduto alla piccola Cappella della Santissima Madonna delle Grazie (Cappella del Barolo o delle Brunate), tra i suggestivi paesaggi di La Morra. Una storia che inizia nel 1914. Un piccolo edificio, mai consacrato, che presto divenne un punto sicuro e di rifugio per i braccianti che si avvicendavano nel duro lavoro delle scoscese vigne. Seguirono anni di abbandono fino a quando, nel 1970, la famiglia Ceretto, acquistò il prestigioso vigneto del Brunate e l’annesso piccolo edificio.
Quando l’amore per la propria terra e quello per l’arte s’incontrano si generano grandi miti e si annunciano emozioni.
Nel 1997, complici qualche bicchiere di ottimo Barolo e un paesaggio da cartolina, due artisti di fama internazionale come David Tremlett e Sol LeWitt, uniscono il loro genio e le loro oniriche visioni rendendosi disponibili per il recupero di questa piccola cappella. Il primo si dedicherà alle decorazioni interne, il secondo alle cromie esterne e il frutto di questa collaborazione è un vero e proprio “arcobaleno” tra i vigneti, un luogo che si è caricato di un’aura magica al punto da attirare migliaia di visitatori ogni anno.

Oltre qualsiasi immaginazione.
Colori sgargianti, vivaci e giocosi che hanno trasformato un vigneto in una destinazione turistica di fama internazionale. Fotografata, immortalata con qualsiasi tempo e in ogni stagione, condivisa su tutti i social media, ha conquistato un pubblico vastissimo diventando in poco tempo un luogo di gioia e incontro. La Cappella delle Brunate è un’opera contemporanea vibrante e che affascina.